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UNIMI – Nel “multistakeholder model”, il futuro della ricerca di nuovi farmaci

antibiotici-resistenza-antitumoraliUniversità di Milano – Lo sviluppo di terapie innovative passa dal multistakeholder model, un nuovo modello operativo di “drug discovery and development” dove attori differenti – ma tutti indispensabili – ricercatori universitari e dell’industria farmaceutica, associazioni di pazienti, enti non profit e fondazioni – lavorano insieme e collaborano per ottenere risultati comuni, condividendone però rischi, benefici e profitti.
È la proposta di AISMLink verso un sito esterno (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) con la sua Fondazione (FISMLink verso un sito esterno), e dell’Università degli Studi di Milano, che si è guadagnata la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Trends in Pharmacological SciencesLink verso un sito esterno del gruppo Cell, sezione “Scienza e Società”.
La proposta si avvale dell’esperienza di associazioni di pazienti, come AISM appunto, che hanno capito per prime la necessità di diversificare i modelli di finanziamento della ricerca, ricorrendo a vere e proprie “call to action” (ad esempio le campagne 5 per mille), per investire nella ricerca di eccellenza senza spreco di risorse e con ricadute concrete sulla cura di malattie neurodegenerative.
Diventa quindi di particolare urgenza investire sin da subito sul multistakeholder model, senza il quale non sarà possibile condividere il rischio di investire nell’innovazione per sviluppare medicine efficaci sul decorso delle malattie.
“Come ricercatore accademico – afferma Maria Pia Abbracchio, nostra docente al dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolariLink verso un sito esterno – ho sempre sentito la necessità di traslare i risultati delle mie ricerche di base in qualcosa di concreto per i pazienti. Ma spesso le nostre scoperte sono troppo premature. Solo lavorando, fin dall’inizio, con un compagno di viaggio fortemente motivato ad avanzarle fino allo stadio in cui diventano di interesse per l’industria farmaceutica, è possibile superare questo gap traslazionale”. fonte:UNIMI