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“Pronto soccorso per la depressione”: le innovazioni degli studenti alla Bicocca

I progetti di quattro studenti universitari saranno finanziati per ricevere formazione e assistenza per diventare aziende.

L’Università di Milano-Bicocca ha lanciato una piattaforma per finanziare le migliori idee innovative pensate dagli studenti per il bene comune. Arrivano quindi, quattro nuovi progetti realizzati dagli studenti dell’Università e selezionati tra oltre 40 iniziative.

Il primo progetto riguarda il riciclo delle capsule di caffè e a pensarlo è stata Alessandra Zerboni, dottoranda in Scienze dell’Ambiente, che spiega: “Il nostro progetto si propone di attivare una campagna di riciclaggio in appositi contenitori presenti all’interno dell’università così da dividerne le componenti”. Successivamente il caffè sarà riutilizzato come fertilizzante.

Il secondo progetto è ideato da Silvia Bombelli, ricercatrice del dipartimento di Medicina, che punta a migliorare le condizioni di vita di chi soffre di insufficienza renale.
Il progetto si basa sulla medicina rigenerativa e l’ingegneria tissutale. L’esito finale è un modello di rene in provetta che potrebbe favorire il processo di scoperta di nuovi farmaci. Permetterebbe infatti di sperimentare nuove soluzioni in laboratorio così da aggiungere un tassello di conoscenze per lo sviluppo di terapie alternative.

Errico Piovesan, laureando in Psicologia dei processi sociali ha progetto un sistema di tasche modulari (Pouches) il cui scopo è semplificare la gestione degli oggetti per ipovedenti e ciechi. Le tasche permettono di riporre un oggetto in una posizione fissa all’interno del proprio spazio personale, in modo da non doverlo più cercare.

L’ultimo dei quattro progetti è “il pronto soccorso per la depressione”, ideato da Alessandro Calderoni, oggi laureato in psicologia. Il progetto ruota attorno al concetto di sollievo immediato. Ed è pensato per offrire conforto a chi vive una situazione di crisi legata a fattori diversi. Si va dagli stati d’ansia a quelli depressivi, all’incapacità di affrontare un lutto o situazioni gravi come il mobbing e il bullismo. L’ambizione di fondo è dissociare il concetto di supporto psicologico da quello di “follia” e tra gli obiettivi finali c’è anche quello di insegnare ai pazienti a gestire le situazioni di difficoltà in autonomia.