
Il 74% delle emissioni mondiali è causato dai bovini. Questo è principalmente dovuto all’abbondanza di mucche da latte ma anche dalla grande quantità di metano e protossido di azoto emessi dai bovini da carne rispetto agli altri animali. Le pecore contribuiscono per il 9%, i bufali il 7%, i maiali il 5% e le capre il 4%. “Possiamo riassumere così: mangiare tanta carne contribuisce al cambiamento climatico – dice il professor Bastianoni -. Da un punto di vista ambientale, sarebbe meglio che la popolazione umana seguisse di più l’esempio della dieta mediterranea, ricca di carboidrati e verdura, limitando l’uso della carne. Un miglioramento si avrebbe comunque anche dal preferire carni di maiale e pollo al posto di quelle di vitello” conclude Bastianoni.
Ci si aspetta che la crescita aumenti ulteriormente visto che, per il 2050, è previsto il raddoppio della richiesta di prodotti derivanti dal bestiame, come carne, latte e uova. Il team di ricerca ha rilevato una grande differenza tra le emissioni rilasciate dai paesi in via di sviluppo, che risultano essere i maggiori responsabili di questo incremento, e i paesi sviluppati che invece hanno raggiunto il loro livello massimo di emissioni negli anni ’70, per poi diminuire nel tempo fino ai giorni nostri. “L’anidride carbonica rilasciata dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione rappresenta la porzione più ampia dei gas serra che hanno effetto sul cambiamento climatico – spiega il dottor Caro dell’Università di Siena – tuttavia, metano e protossido di azoto, le sostanze prodotte dal bestiame, rappresentano circa il 28% del contributo al riscaldamento globale”. Se da una parte il processo di sviluppo mondiale sta portando ad una riduzione delle emissioni causate da un singolo animale, dall’altra c’è un forte aumento della richiesta di carne e altri prodotti derivanti dal bestiame. Come risultato, queste emissioni di gas continuano ad aumentare vertiginosamente sul nostro pianeta”. (ANSA).
Questo post è stato pubblicato il 17 Luglio 2014
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