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Aristan, l’Università con corsi di felicità e nostalgiologia

Come prevenire l’idiozia esagerata e promuovere un percorso formativo verso la felicità? Il quesito sarà affrontato da uno staff di oltre 20 docenti nominati dal regista oristanese Filippo Martinez, ideatore dell’Università Aristan. All’argomento è dedicato un intero corso con insegnanti d’eccezione tra i quali Ornella Vanoni, Don Backy, Vittorio Sgarbi, lo stesso Martinez, Nadia Toffa, Barbara Alberti, Giulio Giorello, il comico Benito Urgu. Ancora, artisti, giornalisti tra cui Giorgio Pisano e Antonello Lai, scienziati.

Riparte da dicembre a giugno a Cagliari il nuovo anno accademico della dissacrante e accattivante Facoltà di Scienze della Felicità, Corso di laurea in Teoria e Tecniche di Salvezza dell’Umanità.

Un’offerta formativa originale, con materie stravaganti e eclettiche come Verità, dove tra i relatori c’è anche il neuroscienziato di fama internazionale Gianluigi Gessa; ancora, Nostalgiologia, Paure, Filosofia e Illusionismo, regalità individuale, divertentismo avanzato, anzianità fru-fru.
Questo e altro ancora nei sette corsi completi, 16 lezioni, sei master con docenti come il filosofo della scienza Silvano Tagliagambe o Luca Pani direttore dell’ agenzia del farmaco italiano e otto reincarnazioni, ovvero transfert didattico-emotivi. “I docenti reincarnano personaggi da loro scelti non per imitarli ma per esprimere quanto di loro hanno assimilato, uno su tutti, Totò interpretato da Benito Urgu”, ha spiegato Filippo Martinez nel corso della presentazione al T Hotel di Cagliari del il nuovo programma della Facoltà, nata nel 2011.

Le lezioni bisettimanali si terranno tra Exma e la sala congressi del T Hotel. “La laurea non ha valore legale ma – sottolinea Martinez – ha un alto valore morale”. Il manifesto della fantastica ‘città-stato di Aristan’ scritto dal regista sardo si apre con queste parole: “La nostra vita è un dono irripetibile; ma è un attimo, un battito di ciglia. Non si può stare al gioco di quest’epoca miserabile. Non possiamo rassegnarci senza vendere cara la pelle a questa generale mancanza di gioia. A questa dominante assenza di grazia. E di bellezza. Ad Aristan si combatte”. (ANSA).