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Sesso in cambio di voti: scoppia scandalo nelle università africane

Un'inchiesta della BBC Africa, ha portato alla luce uno scandalo a luci rosse, in cui professori universitari offrivano buoni voti in cambio di prestazioni sessuali.

Ennesimo scandalo che mette in luce un sistema basato sullo scambio di favori sessuali per avere migliori voti o un miglior trattamento durante il percorso di studi universitario. Stavolta però lo scandalo non riguarda un’università italiana od europea, ma l’inchiesta riguarda il continente africano ed in particolare le università di Accra e di Lagos, in Ghana e Nigeria.

Il sistema è quello classico, che è stato spesso un caso di cronaca e ne abbiamo sentito in televisione o letto sui giornali anche in Italia, in cui i professori si fanno corrompere per far sostenere esami più facili o con domande programmate alle studentesse, in cambio di prestazioni sessuali. Lo scandalo è stato messo in luce grazie a 4 giornaliste africane, che si sono finte studentesse e hanno realizzato l’inchiesta.

Le donne, grazie a delle videocamere nascoste hanno filmato gli incontri e documentato lo scandalo per poi realizzare un video documentario della durata di circa 1 ora pubblicato dalla BBC News Africa, che mette in luce qualcosa di sconvolgente e rende pubblico il marcio che è presente in alcune università africane, in questo non diverse da quelle europee od occidentali in genere.

Nel filmato in questione si vedono poi, alcuni professori che si consigliavano addirittura le studentesse, si scambiavano consigli e opinioni sulle ragazze, che poi, venivano indirizzate presso i colleghi da parte del professore che già aveva “abusato” della studentessa. Inoltre è emerso anche un caso di violenza su minore, perché una delle giornaliste si è finta una 17enne che voleva iscriversi all’università e cercava di essere ammessa nell’ateneo di Lagos, e in quella nazione il consenso sessuale si raggiunge a 18 anni d’età.

Un quadro inquietante, in nazioni con difficoltà economiche da parte della popolazione che spesso è costretta ad emigrare per sopravvivere e fuggire dalla povertà, e che spesso non hanno i mezzi per denunciare questi abusi. Proprio per questo motivo è nata l’inchiesta delle quattro giornaliste, tra cui una di esse era stata vittima di abusi per due semestri nel periodo universitario, ma non aveva nessuno che potesse aiutarla ed era rimasta in silenzio. Fino all’inchiesta che ha realizzato, in cui ha potuto dare voce a chi non aveva altri mezzi per farlo, per evitare casi ulteriori in futuro.