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UNIBS – Dall’Università una ricerca interdisciplinare sulla salute degli anziani: una nuova alleanza tra medicina e scienze sociali

JpegLo studio dimostra come adeguate politiche pubbliche che coniugano azioni non convenzionali, in grado di agire su diversi livelli dell’ambiente sociale dell’anziano, possano essere una leva per migliorarne lo stato di salute globale e la qualità della vita

Non solo a Medicina, con i due Dipartimenti di Scienze cliniche e sperimentali e Medicina molecolare e traslazionale, ma anche a Ingegneria dell’informazione e a Economia e management afferiscono i docenti e i ricercatori coinvolti in questo autorevole studio, il primo nel suo genere svolto in Italia, su invecchiamento, stato di salute e reti sociali in anziani residenti a Brescia.

Lo studio rientra appieno nella filosofia del programma strategico di Ateneo “Health&Wealth”, su salute e benessere dell’uomo nell’ambiente.

Con ‘Anziani IN-RETE’ il gruppo di ricerca coordinato dalla dott.ssa Alessandra Marengoni, ricercatrice in Geriatria, vuole identificare le leve sociali in grado di riorientare il comportamento dei cittadini verso relazioni più funzionali alla salute e all’economia del sistema, attraverso la mappatura delle relazioni sociali degli anziani e la correlazione di queste reti sociali con il loro stato di salute (valutando i dati relativi a malattie, farmaci utilizzati, stato funzionale cognitivo e affettivo, stili di vita e prevenzione): i risultati della ricerca possono contribuire a fornire indicazioni circa iniziative di politica pubblica innovative, che accostino diversi livelli d’azione non solo tipicamente medici, in grado di migliorare la salute dell’anziano.

I soggetti selezionati, sulla base di un campionamento randomizzato per fasce dei età e sesso tra i residenti nella circoscrizione Centro di Brescia con età superiore ai 65 anni, sono stati esaminati da un medico che ha raccolto informazioni mediche/cliniche generali (incluso un prelievo di sangue e un campione di saliva) e ha somministrato un questionario volto a mappare le relazioni sociali del soggetto (legami parentali, reti amicali, qualità della vita comunitaria).

“L’aumento dell’aspettativa di vita è un grande traguardo raggiunto in tempi relativamente recenti dall’uomo, tuttavia un invecchiamento sano e attivo è una delle sfide più ardue per le moderne scienze biologiche e mediche – ricorda la dott.ssa Alessandra Marengoni. La ricerca in questo campo deve abbracciare la valutazione delle continue interazioni fra genoma, fattori stressanti, reti sociali e stili di vita protettivi o di rischio che caratterizzano ogni individuo durante tutto il corso dell’esistenza. Pertanto l’invecchiamento non può essere affrontato solo da un unico punto di vista, ma nella sua globalità e da ricercatori con competenze diverse e complementari”.

Il prof. Flaminio Squazzoni, sociologo del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia aggiunge una riflessione fondamentale, sottolineando come “il progetto ‘Anziani IN-RETE’ abbia dimostrato come la salute sia un fenomeno complesso, in cui fattori sociali, quali la qualità delle relazioni sociali in cui l’anziano è immerso e la ricchezza di servizi presenzi nel quartiere di residenza, giochino un ruolo importante soprattutto per l’anziano, che è un soggetto socialmente più “radicato” e meno mobile del giovane”.

Marengoni e Squazzoni, giovani e promettenti ricercatori dell’Ateneo, concordano soprattutto sul fatto che sia oggi il tempo di una nuova alleanza tra medicina e scienze sociali. “Questo compete a noi ricercatori, la nostra responsabilità è quella di massimizzare le ricadute delle nostre attività, con la speranza che oggi sia anche il tempo di politiche pubbliche che sappiano avere uno sguardo “complesso” alla salute curando l’ambiente sociale dell’anziano per curare meglio l’anziano”.

Il Rettore Sergio Pecorelli rileva la pregnanza di questo studio rispetto alle sfide che l’Università degli Studi di Brescia si è recentemente posta attraverso il progetto tematico Health&Wealth, coordinando gli 8 dipartimenti verso uno scopo comune: “La popolazione del pianeta invecchia e vive più a lungo. Oggi un ottantenne ha capacità fisiche, motorie, intellettuali impensabili 50 anni fa. Chi nasce oggi vivrà 104 anni, la popolazione con più di 65 anni ha almeno una patologia cronica. E fra 10 anni? e fra 20? Dobbiamo pensare e progettare condizioni di vita che rendano sostenibile l’allungamento della vita. Le grandi sfide su cui volgiamo competere sono la longevità, l’ambiente, gli stili di vita e le tecnologie per la salute. Questo stiamo progettando a Brescia. Questo faremo. Vogliamo diventare un nodo universitario internazionale per affrontare e risolvere alcuni dei problemi che affliggono la nostra società, riferimento per tutte quelle persone che si occupano di salute e di ambiente, e di sviluppo ecosostenibile, aperto a tutti e a tutte le idee e iniziative in cui si possono incontrare e lavorare assieme studenti, ricercatori, scienziati, decisori e imprenditori”.

Alla tavola rotonda tenutasi oggi erano presenti:

  • Sergio Pecorelli, Rettore, Università degli Studi di Brescia
  • Giuseppe Romanelli, Direttore U.O. Medicina Gen. 1 – Geriatria degli Spedali Civili e Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria, Università degli Studi di Brescia
  • Ottavio Di Stefano, Presidente Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia
  • Giuseppe Corsini, Responsabile dell’Area Servizi alla famiglia e alla persona, Comune di Brescia
  • Roberto Messina, Presidente Federanziani
  • Alessandra Marengoni, ricercatrice di Geriatria, Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali, Università degli Studi di Brescia
  • Flaminio Squazzoni, associato di Sociologia dei processi economici e del lavoro, Dipartimento di Economia e Management, Università degli Studi di Brescia.