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Lauree in ambito tecnico-scientifico: più lavoro per chi le ottiene?

Non tutti le conoscono e pochi riescono ad ottenerle: sono le lauree STEM. Quali sono le differenze e i vantaggi di tali titoli?

Le lauree sono tutte uguali? Secondo dati e percentuali ufficiali, sembrerebbe di no. Le cosiddette lauree STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), per esempio, sembrerebbero togliere un po’ più di tempo agli studenti ma, alla fine, offrire loro un sicuro posto di lavoro.

Si stima, infatti, che i giovani che hanno ottenuto tale titolo siano i più ricercati e che, nel giro di pochi anni, la maggior parte di questi studenti diventino lavoratori soddisfatti della loro occupazione. Il numero di universitari che scelgono di intraprendere tale percorso universitario, tuttavia, non sembrerebbe significativo: secondo gli ultimi rapporti, in Italia soltanto 1 laureato su 4 esce da questo segmento didattico. La forse maggiore difficoltà di questi percorsi di studi permetterebbe al solo 44% degli iscritti di riuscire a laurearsi in corso, eppure l’età media di conseguimento del titolo sembrerebbe paradossalmente inferiore a quella degli altri laureati. (25,6 anni per gli STEM contro i 26 anni per i non STEM).

Se in ambito universitario i numeri non rendono le lauree STEM così diverse dalle tante altre, il mondo del lavoro, invece, creerebbe un divario enorme. Un Rapporto Almalaurea, infatti, stima che quasi 9 studenti “tecnici” con laurea magistrale su 10 (l’89,3%) hanno un’occupazione (oltre 4 punti percentuale in più rispetto ai laureati non STEM). Se, invece, si prendono in considerazione i gruppi economico-statistico e di ingegneria le percentuali salgono rispettivamente al 94,8% e al 94,6%.

I contratti di lavoro a tempo indeterminato caratterizzano più della metà degli occupati STEM e, a soli cinque anni dal titolo, tali laureati dichiarano di percepire una retribuzione mensile pari a 1.571 euro (il 16,4% in più rispetto ai laureati non STEM, che in media guadagnano 1.350 euro).

Forse vi stupirà sapere che anche un percorso di studi apparentemente così perfetto nasconde un punto debole: la ridotta presenza femminile. Secondo quanto evidenziato dalle percentuali, le donne laureate nelle discipline scientifiche rappresenterebbero solo il 41% del totale, nonostante riescano ad ottenere voti mediamente più alti degli uomini.

Anche il mondo del lavoro, purtroppo, conta delle ingiustificate differenze tra sessi:. il tasso di occupazione femminile, infatti, sarebbe pari all’85% (contro il 92,5% di quella maschile) ed il guadagno delle laureate STEM nettamente inferiore rispetto al denaro ottenuto dai laureati.