Notizie universitarie » Università » Il report Crui sulle classifiche internazionali delle Università italiane
Università

Il report Crui sulle classifiche internazionali delle Università italiane

Le università italiane crescono nelle classifiche internazionali: nel corso degli ultimi tre anni, 85 nuovi atenei del nostro Paese sono stati inseriti nei sei ranking più prestigiosi del mondo e ben 11 sono finite nelle top 200.

Classifica delle Università italiane nel mondo. Un lavoro condotto dalla Conferenza dei rettori (Crui) in merito alla presenza delle università italiane nelle classifiche internazionali di gradimento. I risultati sono incoraggianti: dal 2017 al 2020 ben 85 atenei hanno fatto accesso nei ranking più riconosciuti e 11 nuove università si sono posizionate tra i primi 200 posti.

A rivelare la crescita della qualità delle università italiane è il report della Crui sui ranking internazionali: un volume che racconta i tre anni di attività del Gruppo di Lavoro a cui hanno partecipato 67 università  (su 83), con l’obiettivo di aumentare il numero di atenei italiani presenti nelle classifiche internazionali e migliorare il posizionamento complessivo nei vari ranking.

Sono quindicimila le università esistenti nel mondo, ma nelle classifiche considerate ne entrano soltanto mille. All’interno di Qs, in un rapporto con Germania, Francia e Spagna, Paesi con una struttura accademica simile alla nostra, si trovano quarantasei atenei tedeschi, 34 italiani, 31 francesi e 27 spagnoli. Nei primi duecento posti della graduatoria, però, ne figurano dodici tedeschi, 5 francesi e solo 3 italiani e 3 spagnoli.

Uno dei motivi per cui arretriamo nell’eccellenza, si spiega, è che “il contingente di docenti universitari italiani è sottodimensionato rispetto a quello degli altri sistemi universitari presi in esame”, dice il rapporto. Abbiamo pochi professori rispetto agli alunni presenti, e la questione del finanziamento al sistema torna al centro. La quasi totalità delle università italiane prese in considerazione (32 su 34) sono oltre la cinquecentesima posizione nella classifica del rapporto docenti-studenti. “Si tratta sicuramente del peggior risultato fra i sistemi universitari presi in esame”.

Un andamento simile è riscontrabile sugli indicatori che misurano la capacità di attrarre studenti e docenti internazionali: in entrambi i casi 31 atenei italiani su 34 si posizionano oltre la cinquecentesima posizione, registrando il peggior risultato rispetto a Francia, Germania e Spagna.Al contrario, sono 17 gli atenei italiani nella top 300 di Qs per l’indicatore citazionale, con un risultato superiore a quello degli altri tre sistemi universitari.

Se la ricerca universitaria italiana gode di buona salute e continua a rendere il Paese competitivo nel contesto internazionale, spiega il rapporto Crui, “la formazione universitaria invece soffre per un corpo docenti ridotto nei numeri e avanti nell’età, una progressiva riduzione di investimenti pubblici nella formazione e, in definitiva, un alto costo sociale in termini di Neet (giovani che non studiano né lavorano) ed economico in termini di perdita di Prodotto interno lordo”.

Classifiche internazionali delle Università italiane

I ranking presi in considerazione sono complessivamente sei e prendono in considerazione variabili anche assai diverse tra loro ma facendo sempre riferimento alle pubblicazioni e agli indici bibliografici.

Le classifiche più prestigiose prese in esame dal Crui:

  1. Quacquarelli Symonds (QS); Leggi l’articolo su Liveunict
  2. Times Higher Education (THE); Leggi l’articolo completo su LiveUnipa
  3. GreenMetric; Leggi l’articolo su LiveUnipa
  4. U-Multirank;
  5. QS-Employability; Leggi l’articolo su Liveuniversity
  6. Arwu. Leggi l’articolo su LiveUnict

Dal 2017 al 2020, periodo preso in esame dal Crui, è aumentato il numero delle università d’Italia presenti nelle principali classifiche mondiali. I dati raccolti evidenziano una grande crescita da parte degli atenei degli atenei del nostro Paese: in tutto ci sono 85 università italiane in più nelle 6 classifiche considerate e 11 in più nelle prime 200 posizioni.

Tra queste vi è la Greenmetric che misura la sostenibilità nelle strutture universitarie e la Qs, che analizza il tasso di occupazione. Ad emergere, sul piano delle singole università, sono state il Politecnico di Milano, che ha raggiunto nella classifica britannica Qs il 137esimo posto, davanti all’Università La Sapienza e l’Università di Bologna; quest’ultima si classifica anche nel ranking londinese Times Higher Education davanti alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e alla Normale di Pisa.

Nella classifica avviata dalla Commissione europea, U-Multirank, invece, troviamo la Bocconi di Milano e l’Imt di Lucca. A livello numerico, invece, nella classifica generale Arwu dell’Università Jiao Tong di Shanghai sono entrati 30 atenei in più e si è passati da 2 a 3 nei top 200. Nella classifica Times Higher Education si sono aggiunte 10 posizioni italiane e si è passati anche qui da 2 a 3 atenei nei top 200. Nella classifica Qs si sono aggiunte 8 posizioni (da 31 a 39) e nei top 200 c’è una regressione, da 3 si è passati a 2. Infine, nella classifica U-Multirank si sono aggiunti 30 atenei italiani.

L’appello di Ferruccio Resta della Crui: “Il sistema deve crescere insieme”

risultati del lavoro, guidato da Mirko Degli Esposti, prorettore vicario dell’Università di Bologna, e Giulio Vidotto, coordinatore della commissione ranking dell’Università di Padova, assumono un importante valore nel momento in cui singoli atenei devono elaborare le scelte economiche e didattiche atte a migliorare le proprie perfomarce. In occasione della pubblicazione del report Ferruccio Resta, Presidente della CRUI, ha infatti spiegato, come riportato da Repubblica.it, che promuovere la crescita delle università con una visione internazionale è fondamentale anche per accrescere l’attrattività del sistema educativo e di ricerca italiano nel suo complesso: “È prioritario migliorare la percezione e il posizionamento del Paese in modo unitario, ricomponendo un’immagine spesso tracciata in modo disarticolato. Non dimentichiamo che nell’affrontare la pandemia le università hanno mostrato un grande senso di coesione e di tenuta. È su questa immagine che l’Italia deve investire, un compito non secondario per la CRUI”.