La grave crisi che ha colpito gli ospedali sembra essere ancora ben lontana dalla conclusione. Dal Nord al Sud, in troppi ospedali si lamenta la mancanza di medici e la conseguente chiusura di alcuni reparti. Il rientro in servizio di medici pensionati non è bastato a tappare dei buchi sempre più larghi.
Per questo motivo, la Regione Veneto ha deciso di assumere cinquecento medici laureati, abilitati e non specializzati da mettere subito all’opera. I maggiori ammanchi sono stati registrati nei Pronto Soccorso e nei reparti di Geriatria e Medicina generale. Una misura che non risolverà di certo il problema ma aiuterà il Veneto a prendere un po’ di respiro.
I nuovi medici, da assumere a tempo indeterminato, inizieranno il percorso di formazione negli ospedali, così da essere operativi a partire dal 2020. La delibera, che tra stipendi e formazione costerà 25 milioni di euro all’anno, ha già riscosso pareri negativi. Con ben 1300 posti da coprire, il presidente Luca Zaia pensa già a un secondo provvedimento per l’ingresso di neodottori da tutta Italia.
La Fondazione Scuola di Sanità Pubblica si occuperà di formare i nuovi medici nella fase che precede il loro inserimento negli ospedali, pubblicando entro il 15 ottobre 2019 un avviso rivolto ai medici non specializzati per ottenere le adesioni. 92 ore di formazione in aula e attività di tirocinio pratico per coprire la carenza rilevata di 180 medici nelle unità operative di Medicina e Geriatria.
L’Azienda Zero ha già pubblicato tre bandi di concorso da 192 posti per quanto riguarda la carenza nei Pronto Soccorso. La Fondazione Scuola di Sanità Pubblica, anche in questo caso, si occuperà della formazione e dell’inserimento ed entro il 15 settembre pubblicherà un avviso rivolto ai medici non specializzati interessati.
Zaia rassicura gli utenti dicendo che la qualità dei professionisti e la sicurezza dei pazienti sarà centrale nel percorso formativo; inoltre, puntualizza, i colleghi più esperti seguiranno da vicino i medici nel corso del periodo di tutoraggio. In linea con il pensiero del Ministro Giulia Grillo, che lamentava un numero di borse di specializzazione ben più basso del numero di laureati, Zaia difende la scelta della Regione ma si prepara a considerare delle alternative – nel caso in cui se ne presentassero e, soprattutto, fossero altrettanto valide.