Giocavano a carte in aula. L’episodio che si è svolto presso l’edificio di Valletta Puggia, ovvero l’edificio appartenente alla Scuola di Scienze matematiche, fisiche e naturali (Mfn) dell’Università degli studi di Genova e che ha coinvolto alcuni studenti universitari e un professore.
In particolare, alcuni studenti dell’Università di genova hanno iniziato una giocata a carte dentro un’aula durante le ore di lezione. Sorpresi da un professore, sono stati invitati ad abbandonare il gioco. Un invito che, però, non è stato accolto dagli studenti, i quali hanno offeso il professore, intimandolo a lasciarli giocare.
Il fatto non è passato inosservato ma, anzi, ha portato al rettore dell’Ateneo genovese Paolo Comanducci a intervenire con una lettera di disappunto. Il professore Comanducci ha così espresso il dispiacere e la sua non velata delusione in merito alle azioni dei protagonisti dei fatti: il rettore, con la sua lettera, invita gli studenti dell’Università di Genova a comportarsi in modo consono sulle linee della buona educazione, che sta alla base del frequentare un’istituzione come quella universitaria.
Il rettore non si ferma solo all’invito alla buona educazione, ma anche e soprattutto al rispetto del ruolo dell’insegnante e della persona. Inoltre, il prof. Comanducci, ricorda che l’Università non ha solo il compito di fornire nozioni e competenze relative alla materia o al corso di studi ma, come istituzione educativa in quanto tale, mira alla formazione di persone che saranno in grado di partecipare alla vita sociale e civile.
“A carte si gioca al bar o a casa propria, non nelle aule dell’Ateneo; ai professori si deve il rispetto specifico che compete loro per il ruolo che svolgono, oltre a quello, generale, che è dovuto nei confronti di ogni nostro simile. Sono imbarazzato nel dover ricordare regole così elementari di convivenza civile, che, ne sono convinto, la stragrande maggioranza di voi condivide e adempie nel proprio agire quotidiano. I comportamenti di qualche arrogante maleducato non possono essere passati sotto silenzio – chiude Comanducci nella sua lettera riportata da La Repubblica – Il compito educativo dell’università non si limita a fornire nozioni e competenze agli studenti, ma include anche la formazione di persone che siano in grado di partecipare alla vita sociale guidati dall’idea che il rispetto per la dignità degli altri sia egualmente importante che il rispetto per la propria”.